Premessa

Rari sono stati i miei pubblici incontri con Dante e la sua poesia (tutti fra il 1954 e il 1966, cioè a cavallo del mio volume metodologico Poetica, critica e storia letteraria, del 1963, in cui Dante ha un suo posto ben saldo), mentre la frequentazione privata, iniziata nell’adolescenza, e piú fuori della scuola, a Perugia – che mi forniva con i suoi paesaggi appoggi convalidanti la suggestione che operava in me quella poesia di esperienza sublimata –, ha seguito, sotterranea e costante, la mia meditazione sulla grande poesia, emergendo appunto in questi rari incontri, in un corso sulle Rime tenuto nel 1964 all’Università di Firenze e di cui non conservo piú neppure appunti, e in un profilo dantesco composto per un libro scolastico. Due compagni di lavoro, Achille Tartaro e Gabriele Muresu, rileggendo in particolare le pagine dedicate all’analisi di canti della Commedia, mi hanno stimolato a raccoglierle in un volumetto e a riproporle ai miei lettori. Seguo quindi questi stimoli, che vengono da amici cari che sono insieme valenti studiosi di Dante, e raccolgo questi scritti senza apportarvi modifica alcuna, sperando che, intorno alla mia nozione di poetica, essi si intreccino con quelli, tanto maggiormente elaborati, che ho dedicato a poeti capitali della mia esperienza vitale e critica. Una migliore spiegazione del significato e del rilievo metodologico di queste letture dantesche (tutte pubblicate a loro tempo, ad eccezione di quella relativa al III canto del Paradiso, rimasta inedita) viene affidata allo scritto, posto in Appendice, di Gabriele Muresu.

Roma, 4 febbraio 1983